Ritardo nel pagamento della retribuzione: giusta causa di dimissioni?

E’ bene che il lavoratore faccia attenzione. Non sempre, come ha ritenuto la Suprema Corte (cfr. Cass. Civ., Sez. Lavoro, Ordinanza, 08.08.2022 n. 24432) il ritardo del datore di lavoro nel pagamento della retribuzione al suo dipendente giustifica la risoluzione immediata del rapporto di lavoro.

Non lo giustifica, ad esempio, se il dipendente ha tenuto un comportamento incompatibile con la volontà di risolvere immediatamente il rapporto di lavoro, facendo uso, invece, di rimedi alternativi, per quanto inefficaci, per sollecitare al datore di lavoro il pagamento delle retribuzioni scadute. Se però il lavoratore prova che la mancata percezione della retribuzione mensile, anche quando si tratti di importo rilevante, ha inciso sull’immediato soddisfacimento delle esigenze di vita sue e della sua famiglia, allora si ha giusta causa di dimissioni.

In altre parole, se il lavoratore è costretto a provvedere al suo fabbisogno familiare “con mezzi sostitutivi della retribuzione non corrisposta alla scadenza contrattuale o consuetudinaria”, il ritardo nel pagamento della retribuzione da parte del suo datore di lavoro viene considerato grave e, quindi, giusta causa di dimissioni.

Occorre perciò che il dipendente specifichi chiaramente le ragioni per cui la condotta datoriale, cioè il mancato puntuale pagamento della retribuzione, lo abbia pregiudicato.