Dormire sul posto di lavoro può costituire giusta causa per il licenziamento?

E’ possibile il licenziamento del dipendente che si addormenta sul posto di lavoro?

La Suprema Corte si è pronunciata al riguardo (Cassazione Civile n. 14248/2019) sostenendo che “[…] ove il fatto contestato e accertato sia espressamente contemplato da una previsione di fonte negoziale vincolante per il datore di lavoro, che tipizzi la condotta del lavoratore come punibile con sanzione conservativa, il licenziamento sarà non solo illegittimo ma anche meritevole della tutela reintegratoria […]”.

Dormire durante il turno di lavoro equivale sia alla violazione dei principi di buona fede e correttezza che al venir meno all’obbligo di diligenza di cui all’articolo 2104 del codice civile. Tuttavia, in suddetto caso, sono tendenzialmente previste in contratto collettivo sanzioni disciplinari a carico del lavoratore, senza che il fatto in sé possa però considerarsi giusta causa per il licenziamento. Al fine di legittimare il licenziamento nell’ipotesi in cui taluno prenda sonno durante il proprio turno di servizio, occorre che ciò implichi una trasgressione così grave da ledere il rapporto di fiducia con il proprio datore di lavoro, con conseguente immediato recesso dal contratto, ex art. 2119 del codice civile.

Ciò avviene, ad esempio, nei casi di turni durante la notte: qualora le mansioni richieste implichino la consapevolezza da parte del lavoratore che – proprio in virtù degli orari di lavoro notturni – le stesse siano usuranti, chiunque si addormenti nello svolgere i propri incarichi – specie se trattasi di incombenze legate alla sicurezza e al controllo pubblico – è punibile con licenziamento in tronco.