No al licenziamento del dipendente se offende il datore di lavoro in una chat privata

Se le ingiurie sono scritte su un gruppo chiuso di facebook di cui fanno parte sono gli iscritti e il datore di lavoro viene a saperlo perché un lavoratore “fa la spia” manca l’illecito che fa scattare il licenziamento per giusta causa e il lavoratore ingiustamente licenziato dovrà essere reintegrato.

Con la sentenza n. 20/2017 la Consulta infatti ha stabilito che la segretezza per la corrispondenza debba valere anche per forme di comunicazione elettronica, quali sono appunto le chat private o le newsgroup.

Secondo quanto emerge dall’ordinanza n. 21965 del 10.09.2018 della Corte di Cassazione, sezione Lavoro, la condotta addebitata al dipendente risulta pienamente legittima perché è la stessa Costituzione che consente di comunicare riservatamente.

Bocciato dunque il ricorso del datore di lavoro, non basta infatti la stampata della pagina facebook ad integrare il licenziamento per giusta causa. Se la conversazione avviene in un ambito privato, sussiste un interesse contrario alla divulgazione all’esterno. La persona, infatti, scrive in un gruppo chiuso, limitato, ove i contenuti pubblicati possono essere letti solo da coloro che del gruppo fanno parte.

Il messaggio postato all’interno della chat, pertanto, va assimilato alla stregua della corrispondenza privata.

(10.09.18)